Il debito di Introvigne verso Plinio Corrêa de Oliveira  

di Miguel Martinez


Abbiamo già visto come, in passato, Introvigne non abbia quasi mai scritto un articolo senza citare Rivoluzione e Contro-Rivoluzione di Plinio Corrêa de Oliveira. 

Oggi in pubblico fa di rado riferimento al "Dottore". L'influenza di Plinio Correa de Oliveira si manifesta ancora in molti modi. Ad esempio, in una nota a piè di pagina a un articolo ("Che cos'è il millenarismo", in Sètte e religioni, gen.-marzo 1991, p. 40), egli si lancia improvvisamente in un'accesa polemica con altri studiosi cattolici perfettamente ortodossi che avevano espresso dubbi su un predicatore francese poco noto ed eccezionalmente fanatico, san Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716). Questo prete francese è, casualmente e come abbiamo visto, il santo preferito di Plinio, che fonda l'intero libro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione su una discutibile interpretazione delle sue visioni apocalittiche. Come dice devotamente Plinio, 


Louis Marie Grignion de Montfort


"Alla fine delle sue prediche, gli uditori riunivano spesso sulla pubblica piazza mucchi di oggetti frivoli o sensuali e di libri empi, a cui davano fuoco. Mentre ardevano le fiamme, il nostro infaticabile missionario prendeva nuovamente la parola, incitando il popolo all'austerità" 
 
(Dalla prefazione a Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, citato ovviamente in Cristianità, nov.-dic. 1995, p. 10)
   


Un altro esempio: mentre Introvigne scrive in genere in maniera piuttosto chiara, i suoi scritti sul Tempio Solare risulteranno incomprensibili ai più. A parte il fatto che sta evidentemente cercando di proteggere ogni altro culto dalla ricaduta, di che cosa sta parlando? Qualcosa sui Cavalieri Templari e la Seconda Rivoluzione (con le maiuscole) che divorano i propri figli… Il testo è in realtà perfettamente comprensibile a chiunque abbia letto gli scritti di Plinio, anche se a nessun altro. È chiaro che esistono centinaia di culti (e altri gruppi innocentissimi) che hanno più o meno lo stesso miscuglio di mitologia templare e di omeopatia del Tempio Solare: è soltanto quando si trovano dalla parte sbagliata della stampa che Introvigne cerca di dimostrare che si tratta di qualcosa che proviene dalla Rivoluzione francese.

Perciò Introvigne fornisce una spiegazione fuorviante del Tempio Solare che risparmia Moon, Scientology e altri:

"La tragedia del Tempio Solare rappresenta ora il suicidio - con elementi di omicidio, presenti peraltro anche a Jonestown - di un'altra Rivoluzione, la II Rivoluzione, connotata dal relativismo nella sua versione 'pura' illuminista e non ancora nella sua versione 'riformata' e aggressiva social-comunista. Entrambe le tragedie si situano, fra l'altro, nel clima culturale della IV Rivoluzione, che forse contribuisce a spingere a gesti estremi piccoli gruppi che vivono la II e la III Rivoluzione in modo panico e monastico. I sinistri bagliori dei roghi 'elettronici' del Tempio Solare illuminano da questo punto di vista un itinerario plurisecolare, e rappresentano, non l'apocalisse della religione - neppure, in questo caso, delle 'nuove religioni' - ma, piuttosto, in termini insieme grandiosi e diabolici, del relativismo." 
 
("La tragedia del Tempio Solare: il suicidio di una Rivoluzione", in Cristianità, novembre 1994, p. 16.)
 


Possiamo vedere qui, tra l'altro, da dove AC trae il termine "social-comunista". La Seconda Rivoluzione fa riferimento all'illuminismo e alla rivoluzione francese, la quarta alla decadenza attuale. Secondo le complesse espressioni di Introvigne, il Tempio Solare è stato colpa di Voltaire, Jonestown di Karl Marx. Waco invece è stata un "olocausto cristiano", come Introvigne intitola un articolo su Cristianità (giugno-luglio 1993).

La spiegazione che Introvigne offre di Jim Jones, pastore protestante regolarmente ordinato che istituì un culto americano piuttosto tipico prima di condurre i propri seguaci alla loro fine a Jonestown, è assai più semplice: erano comunisti e i comunisti fanno quel genere di cose. Introvigne, che sostiene che questo avvenimento sia stata "la conclusione estrema di un itinerario marxista portato alle sue più logiche conseguenze", arriva addirittura a parlare di "consiglieri sovietici" a Jonestown. Viene da chiedersi se erano lì per uccidere i propri compagni o per suicidarsi essi stessi.

"Jonestown, tuttavia, rappresenta il suicidio di una Rivoluzione, che - secondo la terminologia di Plinio Corrêa de Oliveira - si può chiamare III Rivoluzione, la Rivoluzione social-comunista". 
 
("La tragedia del Tempio Solare: il suicidio di una Rivoluzione", in Cristianità, novembre 1994, p. 16.)
 


Il suo precedente articolo, Il suicidio della Guyana fra mito e storia (sempre sull'organo di Alleanza Cattolica, Cristianità, n. 162, ottobre 1988) è caratteristico del suo metodo. Ricco di note bibliografiche, sembra piuttosto convincente finché non se ne analizza il contenuto effettivo.

Il primo sottotitolo è assai esplicito: "Il 'movimento anti-sètte' e il mito della 'sètta del suicidio'. Non è Jonestown che gli interessa, ma assestare un altro colpo al suo nemico personale. 

Egli inizia descrivendo il "movimento anti-sètte" nei termini che ricorrono in ogni altra sua opera sull'argomento, dicendo che il movimento anti-sètte crede che "il lavaggio del cervello [sic]" cultistico abbia prodotto il suicido di massa in Guyana. A questo punto, passa a dimostrare che il gruppo del reverendo Jones era in realtà comunista.

Vero o falso che sia, ciò non dimostra assolutamente nulla. Introvigne sa benissimo che il "movimento anti-sètte", nella misura in cui si può parlare di un bagaglio coerente di idee in un tale miscuglio di organizzazioni, ritiene che un cult può essere tanto religioso quanto commerciale, terapeutico o politico; sono i fatti e non le dottrine che contano. Introvigne è perfettamente cosciente di ciò, tanto è vero che altrove critica ripetutamente questo concetto. Anzi, una importante critica dei culti, Janja Lalich, scrive in base alla propria esperienza in un gruppo marxista-femminista. La domanda che i critici dei culti pongono a proposito di Jonestown è tutt'altra: può un gruppo chiuso, qualunque sia la sua ideologia, creare un clima talmente condizionante da indurre i propri seguaci a suicidarsi in massa, oppure il suicidio di massa è stata semplicemente la somma di mille libere e simultanee decisioni prese da uomini, donne e bambini?

La conclusione di Introvigne non risponde affatto a questa domanda centrale:

"L'errore forse involontario compiuto dal movimento anti-sètte nel 1978 diventa evidentemente malizioso nel 1988, dopo che dieci anni di studi e intere biblioteche di documenti mostrano, a chiunque voglia consultarli, che il Tempio del Popolo non era un gruppo religioso, ma un movimento socialcomunista." 
 
("Il suicidio della Guyana fra mito e storia", in Cristianità, n. 162, October 1988, p. 11)
 



  



Gli articoli apparsi originariamente su questo sito possono essere riprodotti liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
Per gli articoli ripresi da altre fonti, si consultino i rispettivi siti o autori

e-mail


Home | Il curatore del sito | Oriente, occidente, scontro di civiltà | Le "sette" e i think tank della destra in Italia | La cacciata dei Rom o "zingari" dal Kosovo | Il Prodotto Oriana Fallaci | Antologia sui neoconservatori | Testi di Costanzo Preve | Motore di ricerca | Kelebek il blog